Italia World - Rai International |
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Puntata del 27 febbraio 2009 - La grande paura A Raitalia si discute della crisi economica mondiale. Il titolo della trasmissione di Italia World di questa settimana è La Grande Paura. La trasmissione, condotta dal direttore di Raitalia Piero Badaloni, prende il via su un tappeto di immagini storiche: quelle della crisi di Wall Street del 1929. Ed è la grande paura che ritorna, di fronte ad una crisi economica e ad una recessione mondiale che ricorda ben pochi precedenti. Di chi è la colpa?Della Finanza, quell'economia irreale che ha creato una grande bolla speculativa? Dell'eccessiva e veloce globalizzazione? Piero Badaloni lo ha chiesto ai suoi ospiti: l'economista Tito Boeri, editorialista de lavoce.info, Jason Nardi, coordinatore della coalizione italiana di Social Watch, Andrea Baranes di Banca Etica, Sergio Giovagnoli, responsabile welfare dell'Arci e Pier Virgilio Dastoli, direttore della Rappresentanza italiana della Commissione Europea, il Prof. Bjorn Thomassen dell'American University of Rome. Il "giro del mondo" della crisi economica lo si è fatto grazie ad alcuni servizi realizzati per Raitalia da Francesca Leoni (New York) che ha raccontato la ricetta di Obama per uscire dalla crisi; Paolo Longo che ha tracciato il ruolo della Cina nella congiuntura economica mondiale e Giuseppina Paternità che, da Bruxelles, ha spiegato le azioni dei paesi membri dell'Unione Europea. L'analisi della crisi economica non poteva fare a meno di presentare anche altri temi, come quello dell'ambiente (si è parlato del protocollo di Kioto e della nuova linea di condotta americana che si aspetta di conoscere il prossimo dicembre a Copenaghen) e degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Proprio loro, infatti, potrebbero rappresentare quel mondo di nuovi consumatori che permetterebbero all'economia mondiale - quella reale e non quella finanziaria, s'intende - di uscire dalla stagnazione in cui si trova in questo periodo. Ma, proprio in relazione a questo fatto, gli obiettivi del millennio che si sarebbero dovuti raggiungere entro il 2015, segnano uno stop per lo scarso interesse dei paesi più ricchi. Per quanto riguarda il caso italiano le misure di Tremonti (i Tremonti bond, ndr) vengono apprezzati anche se non riusciranno ad intervenire su quella parte della società che entrerà in maggiore sofferenza.
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